Incontro SIMM
Quale eccellenza per la sanità?
30 Maggio 2015, Bologna
Eccellenza è tendere al grado qualitativo più alto. Si parla di eccellenza professionale individuale, eccellenza delle organizzazioni, delle scuole e delle università, dei comportamenti sociali, delle politiche nazionali, dell’enogastronomia, dei centri di cura, ecc… Per uscire dalla genericità è necessario definire gli item di eccellenza di ciascun ambito. In questa riflessione emerge qualcosa di interessante, e cioè che per la Sanità non è adatta l’accezione di eccellenza intesa come dimostrazione della superiorità di alcuni rispetto ad altri, poiché la Sanità è rivolta a promuovere la salute, e quindi la tutela di cure adeguate per tutti. Classificare i servizi di cura in base all’eccellenza è un’attività di studio importante, che potrebbe essere guidata dall’intento di individuare come l’eccellenza di alcune situazioni possa contribuire al miglioramento complessivo della qualità dei servizi per la salute.
Tuttavia, accade che divulgate al di fuori degli ambienti professionali, queste informazioni perdono utilità e contribuiscono a creare una cultura generalizzante, adeguata ad un contesto competitivo, che non ha nulla a che vedere con gli scopi della Sanità.
La sfida più interessante è posta dall’individuare percorsi ed azioni che favoriscono il cammino verso il miglioramento. Il che implica una conoscenza approfondita del contesto in cui ci si muove e un ancoraggio a rappresentazioni sufficientemente diffuse e convergenti di che cosa costituisce qualità: e cioè ad esempio, che la qualità degli interventi per la salute non è data soltanto dalle attrezzature o dalle strutture, nè soltanto da competenze tecniche elevatissime, ma anche e forse soprattutto dai modi in cui vengono gestite le une e le altre nei rapporti con la gente, con i malati e i loro familiari.
Questa osservazione è pertinente anche riferita all’interno dell’organizzazione aziendale.
Secondo Henry Mintzberg “… negli ultimi decenni le figure che lavorano in azienda sono state ridotte a ‘pezzi sostituibili’ da ‘ridimensionare’ in funzione degli andamenti economici – è necessario che le aziende cerchino di coinvolgere i loro dipendenti in modo nuovo. I dirigenti non possono limitarsi ad annunciare gli obiettivi che gli altri devono raggiungere ma devono tenere i piedi per terra e dare un contributo significativo al miglioramento delle “performances”. In questa prospettiva leaders, dirigenti, quadri intermedi e anche ruoli maggiormente esecutivi non sono pedine da sostituire o spostare fondandosi sull’eccellenza di un curriculum professionale, spesso utile strumento a tutela della responsabilità di scelta, o al contrario, in carenza di risorse eccellenti, per giustificare il mancato ottenimento di obiettivi. Nelle organizzazioni una figura professionale eccellente e, talvolta, neanche una equipe di professionisti eccellenti genera automaticamente eccellenza organizzativa e dei servizi.
Infine una riflessione specifica è opportuna sull’impegno dedicato allo sviluppo della tecnologia in Sanità. Questo tema è direttamente connesso alla qualità delle prestazioni mediche e alla loro accessibilità da parte di una vasta utenza. La tecnologia oggi raccoglie una nuova sfida: rendere disponibili presidi diagnostico- clinici sempre più avanzati, con standard qualitativi elevati a costi sostenibili.
L’invito è a riflettere su questi temi e su quanto accade nelle organizzazioni sanitarie, ma anche in ambiti professionali completamente diversi: un’apertura importante per non cadere nelle insidie di un pensiero autoreferenziale.